L’ ansia è strettamente correlata all’emozione della paura.
Con il termine ansia si fa riferimento ad un’ agitazione connotata da incertezza, una preoccupazione permeata da un senso di precarietà e vulnerabilità; o da una bramosia, ossia una forma di desiderio tormentato da un divieto o un limite.
L’ansia vede il suo innesco in un evento, un pensiero, o in un ricordo, percepito come pericoloso e attiva un circolo vizioso fatto di:
- Attivazione fisiologica
- Pensiero, evento, ricordo spaventante
- Messa in atto di comportamenti atti alla difesa del pericolo percepito (attacco-fuga-freezing)
Gli esseri umani pensano, provano emozioni e agiscono e questi tre aspetti del loro modo di essere interagiscono tra loro.
Spesso però si sottovaluta il ruolo dei pensieri. Molte persone sono convinte che gli eventi provochino direttamente le emozioni.
In realtà ciascuno di noi può avere pensieri differenti rispetto allo stesso evento e di conseguenza un diverso modo di sentire e reagire.
Le nostre interpretazioni della realtà, quello che diciamo mentalmente a noi stessi, insomma i nostri pensieri, sono influenzati dalle nostre esperienze precedenti, dalla personalità, dall’opinione che abbiamo su noi stessi e dalle aspettative. In particolare, le persone che soffrono d’ansia tendono ad aspettarsi il peggio e qualche volta finiscono con il comportarsi in modo che il peggio si verifichi davvero.
Spesso le persone ansiose presentano pensieri che possono essere di tipo:
- Catastrofico: pensano spesso che le conseguenze delle situazioni di vita saranno sicuramente negative e irreparabili, sottoponendo se stessi a immagini di scenari spaventanti
- Perfezionismo: sono convinte e/o amanti del fare tutto in modo impeccabile. Aspirare sempre a dare il meglio, non accontentarsi mai dei propri risultati, mette in condizioni di spingersi sempre oltre ciò che si è fatto. Il confronto con gli altri innesca nelle persone ansiose, la preoccupazione di non essere mai al pari e l’idea è quella di dover fare sempre di più, sempre meglio.
- Intolleranza all’incertezza: spesso si avverte come insopportabile non conoscere i possibili risvolti futuri, e dunque diventa necessario conoscere l’esito delle cose, prevederle, anticiparle. Non di rado le persone che tollerano male le incertezze sono amanti della programmazione, della gestione con cui tengono sotto controllo ciò che accade, evitando così, di fatto ciò che li spaventa.
- Bisogno di controllo: ricercare la certezza che si possano evitare tutte le conseguenze negative temute. Solitamente il bisogno di controllo si mette in atto attaverso l’essere meticolosi, precisi, schematici; seguire un ordine ben preciso che tiene lontana la frustrazione derivante dalla mancanza di controllo.
- Autovalutazione negativa: giudicare se stessi come incapaci. Il senso di colpa è un tema che accompagna e nutre i pensieri delle persone ansiose. E dopo tutto perchè mai si dovrebbe avere la tendenza a fare tutto bene, controllare, organizzare, schematizzare se non per il fatto che così facendo si tiene lontana la possibilità di esprimersi liberamente correndo il rischio di incorrere nella spiacevole sensazione dell’errore?!
- Intolleranza alle emozioni e incapacità di agire: l’incapacità di agire delle persone ansiose è dovuta al fatto che i pensieri intrusivi ostacolano il processo decisionale. Spesso il rimuginio viene utilizzato come strategia per tenere sotto controllo le emozioni temute: focalizzarsi sui pensieri, l’iper razionalizzazione consente di non prestare attenzione a quanto si prova emotivamente. I pensieri e le convinzioni spesso finiscono per diventare molto presenti fino a diventare un vero e proprio rimuginio. Quest’ultimo cattura l’ attenzione, chiude nella propria mente, isola nei pensieri e tiene lontano da ciò che c’è intorno. Il rimuginio assorbe e mantiene salienti informazioni e contenuti spiacevoli; impedisce di dimenticare, di andare oltre un brutto pensiero. Il rimuginio a sua volta incrementa lo stato di disagio impedendo l’azione.
- Vorrei ma non posso: la persona ansiosa vive il “lato oscuro del desiderio”. Si tratta di desideri che reputa irrealizzabili e dunque, l’ansioso rimane intrappolato nel conflitto tra la parte che desidera e quella che impedisce.
Questo tipo di pensieri influenza la percezione degli eventi e il significato ad essi associato.
Proviamo a fare un paio di ESEMPI utilizzando l’immagine di due persone che interagiscono tra loro:
Utilizziamo l‘ esempio del pensiero catastrofico
.
Utilizziamo l‘ esempio del perfezionismo:
.
Ora utilizziamo l’esempio della valutazione negativa:
.
E ora prova ad immaginare di essere contemporaneamente sia A che B
Dopo tutto se inizi a prestare un pò di attenzione al tuo modo di pensare ti accorgerai che somiglia proprio ad una sorta di dialogo dove sei tu a dire a te stesso determinate cose e sei, allo stesso tempo tu a provare emozioni.
Quante volte di fronte ad un determinato evento, di fronte a qualcosa che ci accade attiviamo nei nostri riguardi un insieme di pensieri automatici e involontari molto simili a quelli degli esempi riportati sopra?
Immagini che sia possibile avvertire ansia di fronte a pensieri perfezionistici, catastrofici, oppure pensieri ripetitivi, colpevolizzanti?
Per questo è importante comprendere il tipo di pensieri con i quali si avvia, spesso inconsapevolmente, un dialogo interno.
Comprendere il proprio dialogo interno non è sempre semplice, per questo in terapia, sarà uno dei lavori che faremo insieme!
INTANTO SPERO CHE QUESTA RIFLESSIONE TI SIA STATA UTILE
E
SE HAI VOGLIA DI APPROFONDIRE USA PURE IL BOX CHE TI LASCIO QUI SOTTO