Psicosomatica: di cosa si tratta

 

“Il corpo grida quello che la bocca tace… 
la malattia ti avvisa che stai sbagliando cammino”

Alejandro Yodorowsky

 

Il termine Psicosomatica richiama l’unità mente – corpo.

Due sono le accezioni della parola psicosomatica. In senso più stretto, con questo termine si intende quella branca della medicina che si occupa di disturbi organici, che non rivelando alla base una lesione anatomica o un difetto funzionale, sono riconducibili a un’origine psicologica. In un’accezione più ampia invece, la psicosomatica rimanda a una visione olistica che superando il dualismo mente-corpo considera l’uomo un’unità in cui la malattia si manifesta a livello organico come sintomo e a livello psicologico come disagio.

In questo modo non si distingue il sintomo fisico dalle dinamiche interiori che lo hanno portato a manifestarsi  e l’interpretazione simbolica della malattia diventa un modo di scoprirsi, di darsi significato.

La capacità di trasferire il linguaggio simbolico del corpo in modelli che ne consentono una chiara comprensione è l’obiettivo della psicosomatica.

La psicosomatica è quella parte della medicina e della psicologia clinica  volta a ricercare la connessione tra un disturbo somatico e la sua possibile causa di natura psicologica.

Tutta la storia del pensiero filosofico e della medicina antica è permeata dalla questione della separazione mente-corpo, mentre con la psicosomatica si guarda all’interezza, alla totalità dell’essere umano nel suo essere sia mente che corpo e all’impossibilità che l’uno funzioni distaccato dall’altro: mente e corpo come unica unità.

La psicosomatica può essere intesa come l’arte e la scienza di curare l’uomo come totalità: l’essere umano è materia e spirito; è tanto una macchina automatica quanto un corpo ricco di simboli.

In quest’ottica la malattia può essere intesa come il linguaggio del corpo.

Quando un sintomo si affaccia nella nostra vita, ne avvertiamo subito la minaccia, la necessità di distruzione degli equilibri, sembra destabilizzarci e d’immediato vorremmo liberarcene. La malattia è un’interruzione del nostro vivere quotidiano, arriva ad interrompere lo scorrere quotidiano di qualcosa di noto, solito, e quando arriva spesso ci sentiamo infastiditi, traditi, spiazzati; malgrado spesso sia stata preannunciata da più segnali, l’arrivo del sintomo ci coglie sempre impreparati, ci coglie d’improvviso e ci destabilizza.

Così, la malattia spezza i vecchi equilibri, irrompe e crea le condizioni forzate per una nuova dimensione esistenziale.

L’uomo per sua natura è un’entità dinamica non statica, in cui non solo mente e corpo sono collegati tra loro ma esprimono la stessa realtà su piani diversi: uno più sottile, mentale, psichico e l’altro più materiale, corporeo. Così, la malattia, i sintomi, si collocano all’interno di questa possibilità di comunicazione, di cambiamento, di necessità di evoluzione e uscita dalle solite statiche condizioni.

Quando si vuole sfuggire ad una situazione che comporta una lezione importante per la nostra vita, per la nostra evoluzione, la malattia può obbligarci ad affrontarla.

Edward Bach afferma: “ la sofferenza è un correttivo che mette in luce la lezione che non avremo compreso con altri mezzi, e non può essere eliminata fino a quando quella lezione non è stata imparata”.

Dunque, in quest’ottica in un percorso psicologico il primo passaggio è quello di contestualizzare il sintomo, cercando di comprenderlo, di tradurne il significato psichico che porta con sè.

Così la malattia e il sintomo non sono più nemici da combattere, ma alleati per raggiungere sempre di più la propria serenità. Tuttavia, ciò non significa non utilizzare contemporaneamente la medicina allopatica: purtroppo qui si crea spesso un grande fraintendimento. Nessuno che abbia come scopo il benessere darebbe corda alla battaglia tra medicina allopatica e complementare: a volte è utile adottarne una, a volte l’altra, a volte entrambe contemporaneamente.

Ricordiamoci sempre qual’ è lo scopo: il benessere della persona, il raggiungimento di uno stato di miglioramento della nostra vita.

E dunque è importante valutarne il mezzo di volta in volta e ricorrere ad integrazioni di modalità che possano fungere da strumento per raggiungere l’obiettivo, qualora necessario.

Dunque, con tutto questo, si vuole sottolineare che si debba considerare l’ipotesi che per raggiungere uno stato di miglioramento non necessariamente ci si debba limitare a voler cancellare il dolore o all’immediata scomparsa del sintomo, ma piuttosto ci si possa soffermare anche su ciò che ha potuto originarli giungendo alla causa del dolore e della sofferenza.

Ribadisco che l’aspetto organico di natura medica non va in alcun modo messo in secondo piano, tuttavia è importante riconoscere la rilevanza che i disturbi psicosomatici hanno nelle dinamiche relazionali e come l’aspetto psicologico possa avere un peso nella loro insorgenza, nel loro mantenimento, nella loro esacerbazione e/o nella loro remissione.

Purtroppo però, troppo spesso chi soffre di disturbi psicosomatici tende ad ignorare l’aspetto psicologico della propria difficoltà, focalizzandosi solo ed esclusivamente sulle cure fisiche.

Spesso solo dopo molti accertamenti medici le persone tendono a rivolgersi ad uno psicologo… un po’ come ultima spiaggia dopo aver tentato molte altre soluzioni. E anche in questo caso, i tassi di abbandono della terapia psicologica a fronte della scelta esclusiva dell’utilizzo di cure mediche e farmacologiche è altissimo.

Una particolare situazione ha un preciso significato in ciascun individuo in funzione del suo vissuto, della sua storia e del suo sviluppo psicologico

F. Alexander (1891-1964) psicoanalista statunitense ungherese è stato il principale ideatore della medicina psicosomatica.
Egli sosteneva che ogni stato emotivo ha la sua sindrome fisiologica propria. Ciò significa che si possono descrivere particolarità psicologiche dell’asmatico, dell’obeso, dell’ulceroso, del coronare, del colitico, dell’anoressico, del bulimico e di ben altri ancora (addirittura il tumore).

Dobbiamo cominciare a comprendere che, come conduciamo la nostra vita, condiziona l’insorgenza di certi sintomi fisici e psichici.

La psicoterapia in questo è notevolmente di aiuto

 

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