“Noi umani desideriamo controllare il futuro cercando di ricreare le condizioni del passato”
Joe Dispenza
Riesci ad immaginare quanto sarebbe faticoso vivere quotidianamente tante situazioni nuove?!
Immagina di dover comprendere cosa accade attorno a te in ogni istante della tua vita, immagina di dover essere impegnato a capire qual è il tuo ruolo nella situazione che stai vivendo, cercare di comprendere, spiegarti, cosa fa l’altro e chi è per te ogni giorno fin dal primo momento in cui apri gli occhi. Sarebbe tutto estremamente faticoso!
Ecco, per rendere la vita prevedibile, abbiamo bisogno di catalogare ciò che ci accade, abbiamo bisogno di definire chi siamo, chi sono gli altri e il mondo in cui viviamo così da avere una sorta di mappa che ci guidi e ci consenta di sfruttare al meglio le nostre energie.
Questa mappa è uno strumento utile da seguire per dare struttura e significato a ciò che viviamo, per avere una rappresentazione, una lista di convinzioni, credenze, emozioni e reazioni che ci aiuta a ordinare gli eventi di vita. In quest’ottica quindi la mappa o lo schema può essere inteso innanzitutto come qualcosa di ripetitivo e prevedibile.
Uno schema si può paragonare ad un paio di lenti, un paio di occhiali con i quali osservare il mondo, le persone che lo abitano ed entrano in contatto con noi. Grazie a queste lenti personali è possibile comprendere gli avvenimenti di vita. Dunque immaginiamo di guardare una scena, un avvenimento e a seconda delle lenti che indossiamo dare un significato alla scena a cui assistiamo.
Ciascuno inizia a elaborare le proprie lenti con cui guardare il mondo fin da piccolo, dunque ognuno inizia a formare i propri schemi basandosi sul tipo di esperienze che fa.
Il presupposto di base è che gli schemi si sviluppino attorno ai CINQUE BISOGNI EMOTIVI FONDAMENTALI dell’essere umano
- Bisogno di legame stabile (sicurezza, bisogno di protezione, cure)
- Bisogno di autonomia (senso di competenza e identità)
- Libertà di espressione
- Bisogno di piacere, spontaneità e gioco
- Bisogno di limiti realistici e autocontrollo
Dunque, se l’ambiente in cui si è immersi risulta in grado di soddisfare i bisogni emotivi presenti in ciascuno di noi fin dalla nascita va da se che sarà più facile formarsi uno schema, una rappresentazione di se stessi e degli altri soddisfacente e funzionale, dunque tenderemo a guardare il mondo, le persone che lo abitano e noi stessi attraverso delle lenti con cui vediamo in modo soddisfacente.
Al contrario se l’ambiente frustra uno o più di questi bisogni o si occupa di soddisfarli in maniera eccessiva, il bambino inizierà a sviluppare una visione incentrata su quella specifica mancanza o iper abbondanza.
Facciamo un esempio:
Se cresciamo immersi in un ambiente in cui non è concesso esprimersi liberamente, ( frustrazione del bisogno di espressione) in cui la comunicazione è prerogativa delle figure di accudimento le quali ad esempio tendono ad imporsi, a indicare le modalità comportamentali da seguire piuttosto che quelle da evitare, sarà facile sviluppare uno schema secondo il quale impareremo:
- Chi sono io? Colui che ascolta e fa ciò che gli viene indicato
- Chi sei tu?(altro da me) Chi indica cosa si deve fare
- Cosa mi aspetto dal mondo? Che ci siano persone che mi indichino cosa fare.
O ancora, immaginiamo un bambino cresciuto molto solo e isolato che pian piano immerso in questa esperienza di vita tenderà a formare uno schema di isolamento sociale, cioè potrà sentirsi solo anche quando si trova in mezzo alle persone e non conoscendo bene il senso di appartenenza e connessione potrà fare fatica a creare dei legami e stare in compagnia di altre persone. Dunque, sulla base di queste sue esperienze tenderà a guardare il mondo come un posto in cui le persone che vede attorno non sono disponibili per lui, non sono realmente interessate; potrà tendere ad isolarsi, percependosi come immeritevole e non degno, sarà convinto che il suo stato di solitudine non migliorerà.
Crescendo si tenderà a ricercare lo schema familiare, si tenderà ad avere una lettura del mondo in cui ciò che abbiamo imparato su di noi, su ciò che faranno gli altri tende a confermare quanto già presente nel proprio vissuto.
Quindi, crescendo si continuerà a guardare il mondo attraverso le lenti impregnate dell’esperienza già vissuta, delle lenti “sporche” che non consentono una visione a tutto tondo, ma attraverso le quali è possibile osservare solo ciò a cui i nostri occhi sono già abituati.
Gli schemi appresi continuano ad essere utilizzati nel tempo per dare senso agli eventi di vita che ci accadono, tendendo così verso la ripetizione sempre delle stesse situazioni.
Gli schemi giocano, dunque, un ruolo fondamentale nel modo di pensare, di sentire, di relazionarsi con gli altri e paradossalmente inducono a ricreare, senza volere, in età adulta lo stesso tipo di situazioni che hanno creato sofferenza.
Facciamo ancora un esempio: un individuo che è stato oggetto, fin da bambino, di critiche aspre e ricorrenti da parte delle persone di riferimento, tenderà a fare esperienza di uno schema di inadeguatezza ogni qual volta si troverà in contatto con altre persone.
O ancora, è possibile che chi avrà appreso uno schema di dipendenza tenderà a rimetterlo in atto in ogni relazione adulta.
Dunque, gli schemi di ciascuno di noi sono strettamente correlati con la sofferenza.
Per questo per comprendere meglio la natura di cosa ci accade è innanzitutto importante conoscere gli schemi personali che si attivano automaticamente e in modo talvolta inconsapevole di fronte alle esperienze di vita. Comprendere come mai li abbiamo appresi e in che modo continuiamo a riviverli nelle esperienze di vita adulta.
Solo consapevoli di tutto ciò si potrà iniziare a prendersi cura di sè stessi, del proprio modo di stare al mondo, della propria modalità relazionale e dei propri bisogni personali.