Un ciclo interpersonale è “una sequenza di eventi intersoggettivi, un indursi reciproco di azioni, comportamenti, affetti che sostiene la disfunzione relazionale, alla quale i partecipanti finiscono per contribuire, in gran parte in modo automatico e inconsapevole” (Dimaggio et al., 2013,).
In altre parole è come un “circolo vizioso” che si ripete nelle relazioni con gli altri. Si tratta di un modello di comportamento che seguiamo quasi automaticamente, spesso senza rendercene conto, e che finisce per influenzare negativamente le nostre relazioni.
La persona, alla luce del suo schema interpersonale, avrà delle aspettative rispetto alle risposte degli altri e, di conseguenza, metterà in atto dei comportamenti automatici o consci che saranno congrui con le aspettative e che tenderanno ad indurre reazioni negli altri che, come in un circolo vizioso, confermeranno lo schema del soggetto.
Proviamo a pensare ad un ciclo interpersonale sulla base di due aspetti fondamentali:
- Lo stile di attaccamento: Questo è il modo in cui abbiamo imparato a relazionarci con gli altri, soprattutto con le persone più vicine, come i genitori, durante l’infanzia. Se abbiamo avuto esperienze positive, possiamo sviluppare un attaccamento sicuro, sentendoci a nostro agio nelle relazioni. Se invece le nostre esperienze sono state difficili, potremmo sviluppare uno stile di attaccamento insicuro.
- Gli schemi maladattivi: Sono dei “filtri” attraverso cui vediamo noi stessi e gli altri, creati dalle esperienze passate. Se abbiamo vissuto situazioni dolorose, possiamo sviluppare schemi che ci fanno sentire, ad esempio, non amabili, non adeguati o costantemente in pericolo. Questi schemi ci portano a reagire in modi che confermano queste credenze negative.
Facciamo un esempio:
Immagina una persona che ha sviluppato uno schema di paura dell’abbandono, una persona che ha vissuto delle relazioni significative in cui si è sentita trascurata, abbandonata, non voluta tanto da sviluppare le credenze per cui “nessuno ci sarà davvero per lei”, “le persone finiranno per andare via”.
Tali credenze di fondo la inducono a sentirsi spaventata nelle relazioni e a mettere in atto delle strategie difensive rispetto a questa paura. Strategie che possono essere ad esempio il controllo costante del partner per evitare di essere abbandonata, oppure l’autosacrificio con il quale involontariamente si tenderà ad assicurarsi l’amore altrui, oppure esplosioni di pianto incontrollato al fine di ottenere la vicinanza e l’accudimento da parte dell’altro.
Paradossalmente, questi comportamenti potrebbero allontanare il partner, il quale potrebbe sentirsi soffocato o impotente.
Tutto ciò condurrebbe ad un unica conclusione: la conferma e il rinforzo della paura iniziale della persona di essere abbandonata.
Un altro esempio:
Pensiamo a una persona che ha uno schema di “autosufficienza”, di inibizione emotiva, derivato da un attaccamento evitante. Questa persona potrebbe evitare di chiedere aiuto o di mostrare vulnerabilità, per paura di essere giudicata o rifiutata. Tuttavia, questo comportamento potrebbe far sì che gli altri la vedano come distante o fredda, rendendo difficile costruire relazioni profonde.
Ancora una volta, il ciclo si autoalimenta: più la persona evita l’intimità, più si sente sola e incompresa, rafforzando la sua credenza che sia meglio fare tutto da soli.
Questi cicli si mantengono poichè, pensando di proteggere noi stessi, tendiamo a reagire sempre nello stesso modo finendo così per confermare le nostre paure o credenze negative e vivendo delle relazioni che si basano sempre sulle stesse dinamiche.
Come rompere un ciclo interpersonale?
Rompere un ciclo interpersonale significa, prima di tutto, prendere consapevolezza di come i nostri schemi influenzano il nostro comportamento. Iniziare a prendere piena consapevolezza che spesso ciò che stiamo vivendo è frutto del nostro schema appreso, attraverso il quale leggiamo, interpretiamo ciò che ci accade mettendo in atto comportamenti automatici che alimentano la difficoltà.
Una volta riconosciuto il ciclo, possiamo iniziare a modificare i nostri comportamenti, adottando modi di reagire più sani e costruttivi.
Il fine è la consapevolezza che la sofferenza relazionale viene da un punto di vista sul mondo e non dalla realtà. Ovvero, è necessario prendere piena consapevolezza del fatto che:
“Quando l’altro non fa ciò che noi desideriamo, può essere frustrante e doloroso. Provare rabbia, dolore, tristezza è una reazione umana. Ma quella reazione umana ferisce così tanto, diventa così limitante, rimane impressa così fortemente nella mente e condiziona le proprie azioni, poichè conferma ciò che si pensa rispetto a se stessi, alla propria vita e alle proprie relazioni.”
Rompere un ciclo vuol dire cambiare la lettura degli eventi partendo dal proprio mondo interno, dal proprio modo di pensare a se stessi.
Il primo importantissimo passo è dunque quello di prendere piena coscienza di essere guidati dalle idee del proprio schema e di sentirne tutto il vissuto emotivo nonchè mettere in atto comportamenti in linea con lo schema stesso.
In altre parole: “Quando Tizio fa questo e quello, io confermo l’idea che ho di me e di ciò che farà l’altro rispetto a me, e dunque, provo rabbia, paura, tristezza … per questo agisco in linea con questa credenza e le emozioni che provo”
Innanzitutto è importante leggere gli eventi in modo più flessibile, benevolo, speranzoso dando vita alla possibilità di sperimentare emozioni più comode che inducano azioni buone per se stessi.
Il fulcro del lavoro terapeutico è, quindi, consapevolizzare di essere guidati da schemi, iniziare a leggere sè e gli altri in modi più benevoli e muoversi nel mondo in modo più accogliente.
In sintesi:
I cicli interpersonali sono modelli che ripetiamo nelle nostre relazioni e che possono essere dannosi se basati su schemi maladattivi. Comprendere il proprio stile di attaccamento e i propri schemi è il primo passo per interrompere questi cicli e costruire relazioni più sane e soddisfacenti.
Per iniziare a consapevolizzare i propri schemi ho creato il Percorso Schema Therapy – inizia da qui in autonomia, usando il box che ti lascio qui sotto.
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