Le vacanze dello psicoterapeuta rappresentano un momento delicato e significativo per i pazienti, che possono vivere questa interruzione con una varietà di emozioni e riflessioni. Dal punto di vista dei pazienti, le vacanze del terapeuta possono avere un impatto profondo sul processo terapeutico, influenzando il senso di continuità, la gestione delle emozioni e la percezione del rapporto con il terapeuta stesso.
Gli stili di attaccamento, infatti, influenzano il modo in cui una persona vive e gestisce le relazioni, inclusa quella con il proprio terapeuta.
Gli stili di attaccamento principali sono sicuro, evitante, ansioso e disorganizzato, ciascuno dei quali può determinare reazioni specifiche all’interruzione temporanea del rapporto terapeutico.
Di seguito, esploriamo come le vacanze possano essere vissute dai pazienti in base al proprio stile di attaccamento:
- Attaccamento Sicuro
Questi pazienti sono solitamente capaci di gestire bene l’assenza temporanea del terapeuta. Possono sentire una certa nostalgia o mancanza, ma sono in grado di affrontare questo periodo con fiducia, sapendo che la relazione terapeutica riprenderà con la stessa stabilità al ritorno dalle vacanze. L’interruzione può essere vista come un’opportunità per riflettere sul lavoro svolto e per praticare le competenze acquisite durante la terapia.
Risposta all’assenza: Serenità, fiducia nella ripresa della terapia, capacità di autoregolazione.
2. Attaccamento Evitante
I pazienti con uno stile di attaccamento evitante tendono a minimizzare i loro bisogni emotivi e a evitare la dipendenza dagli altri.
Di fronte alle vacanze del terapeuta, questi pazienti potrebbero reagire con apparente indifferenza o sollievo, vedendo l’interruzione come un’occasione per prendere le distanze emotive. Tuttavia, questa reazione può mascherare un’ulteriore ritirata dal lavoro terapeutico e una riaffermazione del loro modello di evitamento.
Tale modello di evitamento è presente nel lavoro terapeutico in diversi modi quali ad esempio: le richieste di colloqui distanziati tra loro o sporadici, oppure il presentarsi in terapia e portare tematiche affrontandole principalmente sul versante razionale, o ancora arrivare in terapia e rimanere in attesa che sia il terapeuta a fornire indicazioni circa il lavoro da fare, gli argomenti da trattare, le riflessioni possibili, evitando così di guardarsi dentro, di entrare in contatto con se stessi e il proprio mondo interno.
Un paziente con attaccamento evitante potrebbe razionalizzare l’assenza del terapeuta, sostenendo che la pausa non ha un impatto significativo su di lui. Potrebbe evitare di parlare della pausa prevista che interesserà la relazione terapeutica fino al giorno dell’interruzione e potrebbe addirittura negare di avere alcuna reazione emotiva rispetto alla separazione. La negazione delle emozioni legate all’assenza può impedire al paziente di riconoscere e lavorare sui propri bisogni relazionali più profondi.
Tale negazione è simbolica di quanto la persona evitante metta da parte le proprie esigenze di connessione emotiva con l’altro. La relazione con il terapeuta diventa così uno strumento per approfondire come questo tema sia presente nella vita del paziente e influisca sui rapporti interpersonali alimentando la disconnessione emotiva.
D’altra parte, le vacanze del terapeuta possono offrire al paziente con attaccamento evitante un’opportunità per esplorare la propria indipendenza in modo costruttivo. Il paziente potrebbe sfruttare le vacanze per riflettere su come si sente realmente senza il supporto settimanale del terapeuta. Questo potrebbe portare alla consapevolezza che, nonostante il desiderio di autonomia, esiste comunque un bisogno di connessione emotiva che potrebbe essere spesso ignorato o sottovalutato.
Il ritorno del terapeuta dopo le vacanze può essere un momento cruciale per un paziente con attaccamento evitante. Questo evento può riattivare dinamiche di evitamento o, al contrario, offrire un’opportunità per affrontare direttamente i sentimenti rispetto alla relazione. Dunque il ritorno in studio è un ottimo momento per discutere di come si è vissuta la separazione. Spesso però chi presenta questo tipo di attaccamento nega di aver vissuto un qualche tipo di sentimenti riguardanti la pausa, minimizza e razionalizza l’accaduto perdendo un’opportunità di contatto con la profondità emotiva.
3. Attaccamento Ansioso
Le persone con attaccamento ansioso tendono a essere molto preoccupate per le relazioni e a temere l’abbandono. Per questi pazienti, le vacanze del terapeuta possono essere fonte di grande ansia. Possono vivere l’interruzione come un possibile abbandono e preoccuparsi che il terapeuta non torni o che la relazione ne esca indebolita. Questi pazienti possono manifestare una maggiore insicurezza, intensificare i pensieri ruminativi e sentirsi particolarmente vulnerabili durante l’assenza.
Alcuni pazienti possono vivere le vacanze del terapeuta con sentimenti di rabbia o delusione, soprattutto se percepiscono l’interruzione come un segno di distacco o disinteresse. Questi sentimenti possono emergere in particolare in quei pazienti che hanno sperimentato relazioni caratterizzate da discontinuità o trascuratezza e che tenderanno a riversare sulla figura del terapeuta il desiderio di essere risarciti di tutto l’amore, il supporto, il conforto mancato di cui sentono il bisogno.
L’ansia tipica di questo momento può essere una preziosa occasione, oltre che un vissuto scomodo da vivere, se utilizzata come una opportunità terapeutica per esplorare questi sentimenti in modo più approfondito e consapevolizzare il proprio modo di entrare in relazione con gli altri.
Tale vissuto verso il terapeuta può quindi diventare il mezzo attraverso il quale soffermarsi a riflettere sul ruolo che si tende a rivestire nella relazione con gli altri e sul modo in cui quest’ultimi vengono investiti di “responsabilità emotivo affettive”
Il momento di pausa inoltre può essere visto come un’opportunità per il paziente di testare e rafforzare le proprie capacità di gestione autonoma delle difficoltà. Senza il supporto costante del terapeuta, il paziente è spinto a trovare nuove strategie per affrontare le sfide quotidiane, a fare affidamento sulle proprie risorse interiori e a mettere in pratica ciò che ha appreso in terapia. Questo può portare a una maggiore fiducia in sé stessi e a una crescita personale significativa.
4. Attaccamento Disorganizzato
L’attaccamento disorganizzato è caratterizzato da una forte ambivalenza e da un mix di comportamenti tipici degli attaccamenti evitante e ansioso, spesso derivante da esperienze traumatiche o relazioni caotiche durante l’infanzia. I pazienti con questo stile di attaccamento possono reagire alle vacanze del terapeuta in modo imprevedibile, oscillando tra paura dell’abbandono e rifiuto del terapeuta. Possono vivere la separazione con un’intensa confusione e angoscia, manifestando comportamenti contraddittori come la ricerca disperata di contatto o, al contrario, un ritiro emotivo.
Dunque:
Dal punto di vista dei pazienti, le vacanze dello psicoterapeuta rappresentano un periodo complesso che può suscitare una gamma di emozioni e riflessioni.
Questo tempo di pausa può diventare un’opportunità preziosa per il paziente di riflettere sul proprio percorso terapeutico, sulle proprie modalità relazionali, sui propri bisogni emotivi e sulle dinamiche relazionali che possono essere presenti nella propria vita.
Inoltre, la pausa può essere un’ottima occasione di crescita sia per l’opportunità di accogliere i bisogni di vicinanza dell’altro sia per sperimentare la propria autonomia e scoprire le proprie risorse.
Saper stare a distanza accogliendo il senso di mancanza e contando sulle proprie risorse personali è prerogativa dell’adulto e obiettivo terapeutico importante!